La nostra storia

Siamo una Famiglia Religiosa fondata dalla Beata Speranza di Gesù Alhama Valera, nata a Santomera (Murcia – Spagna) il 30 settembre 1893. Una donna con un carattere eccezionale, la quale svolse una intensa attività come apostola dell'Amore Misericordioso. Consacrò e dedicò tutta la sua vita al Signore e alla missione di farlo conoscere ad ogni persona come un Padre e una tenera Madre. Questa missione ha poi affidata alle due Congregazioni da lei fondate.

Il 24 dicembre 1930 ha fondato a Madrid (Spagna) la Congregazione delle Ancelle dell'Amore Misericordioso.

Il 15 agosto 1951 ha fondato a Roma (Italia) la Congregazione dei Figli dell'Amore Misericordioso.

Dopo una vita tutta spesa nel servizio a Dio, ai sacerdoti e ai più bisognosi, è morta a Collevalenza il giorno 8 febbraio 1983. 


La Comunità di Città di Castello

La comunità religiosa FAM di Città di Castello ha il compito di svolgere, su richiesta della CEI, il servizio di accoglienza e di aiuto ai sacerdoti che si trovano in qualche esperienza di difficoltà offrendo un luogo e un tempo per dedicarsi a se stessi, con la garanzia di un accompagnamento rispettoso e competente.

In questo servizio la comunità religiosa si ispira alla ricchezza del carisma e della spiritualità che ha ricevuto dal Signore per mezzo della fondatrice, Beata Speranza di Gesù, incentrato su atteggiamenti di accoglienza, pazienza, amore e misericordia.

La comunità religiosa crede che il carisma, vissuto nella semplicità e nella fraternità, possa essere di grande aiuto ai presbiteri accolti nella Casa per riprendere con nuovo vigore il loro cammino di vita e di ministero. 

Nell'accogliere i presbiteri, i religiosi FAM cercheranno di fare il possibile perché ciascuno si senta in comunità come in casa propria. Pertanto, all'interno della comunità si favorirà un clima familiare, al fine di creare una fraternità sacerdotale. Due i religiosi FAM alla guida della struttura: p. Quinto Tomassi, Superiore della Casa, e p. Aurelio Del Prado, Direttore del programma terapeutico. 

La vita di comunità è per il presbitero un addestramento giornaliero a intessere relazioni sane con i propri colleghi, in modo tale che quando sarà immesso nel ministero pastorale, possa relazionarsi con il Popolo di Dio in modo sano e così dare testimonianza di maturità e autenticità presbiterali.

È nel rapporto con gli altri che si prende coscienza di sé: ed è proprio questo a rendere insopportabile il rapporto con gli altri»

(Michel Houellebecq, scittore francese)

"Questo tipo di vita comunitaria implica una continua discussione del proprio "IO". Fino a poco tempo fa ero io il protagonista di una progettualità che tutti dovevano seguire. Ora non è così, e questo modella il carattere, lo rende più malleabile, più duttile e ti rendi conto che tu non sei il centro del mondo" (Un presbitero nella riunione sulle "relazioni e vissuti" del 06/12/2011).